Dal Vangelo secondo Matteo (10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
La festa del Natale si tinge subito di rosso sangue. La non-accoglienza denunciata dal prologo di Giovanni ascoltato ieri diventa una reazione violenta che arriva fino all’uccisione. La morte di Stefano, primo martire, ci dice che, di fronte a Gesù, on si può rimanere indifferenti: chi non è con me è contro di me.
Nei prossimi giorni vivremo anche la festa dei santi Innocenti, quei bambini uccisi da Erode nel tentativo di eliminare il Messia bambino, reazione esagerata e isterica di un uomo preso dal panico.
L’accoglienza del Signore porta luce e gioia; la non accoglienza porta morte e violenza.
Il Natale è una festa in cui dobbiamo schierarci.
Dal Samo 31
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria.
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori:
sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.