Dal Vangelo secondo Matteo (11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Ci sono legami pesanti che affaticano e legami riposanti che ristorano.
La tentazione di pensare che, quando siamo stanchi, dobbiamo isolarci è – come sanno molti – autolesionista.
Gesù si offre come un amico che propone di stabilire con noi un legame riposante, lui che si rivela a noi come mite e umile di cuore: mite, perché non vive l’ansia delle cose, del tempo, della vita; umile di cuore, perché non ha pretese su di noi e il suo legame è completamente gratuito. Ecco perché in questo legame possiamo trovare ristoro per la nostra vita, perché lui è per noi e in questo legame si offre a noi.
L’immagine del giogo, spesso associata alla schiavitù, ci potrebbe disturbare, ma è un’immagine che ha una sua nobiltà: non per nulla la si utilizza per il legame nuziale. L’uomo e la donna, dopo le nozze, divengono coniugi, legati dallo stesso giogo che consente loro di camminare l’uno accanto all’altra, sostenendosi vicendevolmente. Questo è lo stesso legame che Gesù vuole stabilire con noi.
Dal Salmo 91
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido”.
Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
“Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!”.
Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora:
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli farò vedere la mia salvezza».